Un’anima in pena

Annaspo nel oceano delle delusioni , chiamato vita, dove si fondano il dolore, la sofferenza e l’angoscia e
mi abbracciano con forza e mi trascina giù, nell’abisso profondo , per inghiotirmi e togliermi ultimo respiro e ultima luce che i miei occhi trattiene.
Remo contro corrente, lotto con i mulini a vento e l’urlo del mio silenzioso sprofonda nell’imundizia di parole che ogni giorno l’essere umano sgranocchia per poi sputare dalla sua bocca come veleno.
Prigioniera della paura che non permette di sbirciare fra gli anfratti dei pensieri, di guardare oltre il muro , evadere, vivere.
Ecco come precipita la vita, perché per quanto ci si aggrappa alla speranza, i troppi colpi sparati dal destino frantuma il cuore come la porcellana. Non c’è amore, soltanto un riflesso di ciò che vogliamo avere e sempre lo si scambia con qualcos’altro.

Sono intrappolata e ogni singola cellula del mio corpo sanguina, brucia ed emana sofferenza, perché soffro.
Non avrei dovuto accendere la miccia della speranza. È sempre stato cenere, è cenere tutto ciò che ho toccato e tocco. Avrei dovuto capire, lasciare perdere, ma ho continuato ad ingannare me stessa, pur sapendo la verità.
La fortuna è un qualcosa di sfuggente, scivola, si scioglie proprio come la neve quando cade sul palmo della mano. Appena la tocco svanisce nel nulla.
È questo che fa la sofferenza, mi fa navigare nelle acque più profonde della memoria , a volte va oltre i mari dei sogni, oltre l’ immaginazione e ammareggia nell’isola che non c’è.
Mi perdo. Se volessi arretrare, lei mi trattiene, mi fa conoscere l’indifferenza e a poco a poco, ogni particella, di ciò che ancora resta di me, sembra alzarsi in volo , senza mai guardare indietro. Leggerezza. Il flusso cristallino del mio io, giocherella in una danza lenta e allo stesso tempo rapida. Non ho paura, non sento dolore né sofferenza, soltanto pace.
Un ultimo sguardo a quel corpo in cui ero imprigionata, in cui non ero io. Un corpo che non mi permetteva di fare ciò che desideravo. Muovermi, viaggiare, vedere il mondo, sentire la brezza del mattino, annusare il profumo del mare. Avrei voluto fare tante cose, avrei voluto esserci, come il respiro della vita per me c’era. Ma, soltanto il respiro c’era , nulla di più. Avrei voluto tante cose, ma quelle cose sono soltanto bagliori di luce nel buio, inganatrici di cuori speranzosi, appiglio per sorreggeregermi, niente di più. Avrei voluto sentire la brezza della felicità, di cui soltanto nei libri trovo traccia. Avrei voluto ubriacarmi nell’amore che tanto strugge il cuore. Avrei voluto….
Questi pensieri divampano nella mia mente , acendendendo quel fuoco di rabbia nel mio corpo che pensavo fosse ormai spento. Scosse di dolore lo attraversano e la pelle si gonfia per i brividi. Avrei voluto…..ma questo “avrei voluto” viene spazzato via dalle lacrime che rigano le guance come un fiume in piena.
Ed eccomi qui. Annaspo. Annaspo nei miei stessi sentimenti. Vorrei essere forte, spegnere il vulcano che c’è in me. Vorrei… essere, perché sono il vuoto di qualcosa impercettibile che mi veste con l’indifferenza, l’inadeguatezza e l’ignoranza del tutto.
Ed eccomi qui, avrei voluto, vorrei ma il mio annaspare continua in un mondo dove sembra tutto perfetto, ma nulla è perfetto.
Le stelle si spengono, i grilli canticchiano e l’alba si fa strada fra le sfumature della notte che via via se ne sta andando.
L’anima si ribella davanti a questa immagine, a un qualcosa di meraviglioso e allo stesso tempo amaro, perché si apre un altro giorno in cui annaspare sembra essere destino. ~ Elena Nen

Amica di me stessa



Tu, tu dentro questo specchio magico,
tu che mi guardi spaesata e sommessa
ti vedo spesso e ogni giorno sei diversa,
il tuo viso mi racconta il tempo come passa.


Tu, anima perduta, immagine di me,
i tuoi occhi lucidi che guardo bene posso leggere
e vedo su ogni tua lacrima che scivola sfatata
la tua vita sfumata e struggente che ti scappa.


Ti guardo, amica di me stessa, spesso
e ogni segno nuovo che scopro
è un dolore, un amore o qualcosa perso;
oppure una sfumata lettera dal mio inconscio.

Elena Nen – autore (Nessuno sente la resa)

Vivo dentro l’inferno

Sentimenti sparpagliati come petali di rose,
Cuori accesi che bruciano in fretta,
Un gioco d’azzardo senza una vincita,
Un patto segreto che tutto sotterra.
Potresti vedere ma non crederesti
Che sono innamorata del diavolo
E vivo dentro l’inferno.

Cenere fiammeggiantecade come la neve,
Anime incenerite strillano con acutezza,
Un’esplosione di sospiri ondeggia nell’aria.
La mia mente dentro di sé scava in fretta
Cercando un appiglio per ritornare alla vita
Perché sono innamorata del diavolo
E vivo dentro l’inferno.

La serenità è intoccabile e irraggiungibile,
L’inferno è soltanto fuoco e spasmi,
Sussulti lasciati come eredità dai condannati,
Un’altra vita e altri tempi senza rimpianti.
Serve un cuore ribelle e un grande guerriero
Perché sono innamorata del diavolo
A portarmi fuori da quest’inferno.

Elena Nen – autore

Amami comunque

Se mi hai visto spaventata,
Se mi hai visto arrabbiata,
Se mi hai visto piangere,
Se mi hai visto ridere,
Ascoltare il mio cuore
E dare voce alla passione,
Allora smetti di correre e amami
Così come mi vedi soltanto tu.
Amami comunque…

Se hai sentito la pioggia che cade,
Se hai sentito la rondine cantare,
Se hai sentito il vento soffiare,
Se hai sentito la terra tremare,
La musica del cuore suonare
Per farti emozionare,
Allora smetti di correre e amami
Così come mi vedi soltanto tu.
Amami comunque…

Ferma dietro il mondo
Rimango in ascolto.
Fermo anche il tempo
Per sentire il fuori dentro,
Per vedere con il cuore
Il pentagramma dell’amore.
Sottosopra il cielo stellato,
Il cuore batte disarmato.
Potresti sentire tutto il mio amore
Se soltanto smettessi di correre e mi amassi
Così come mi vedi soltanto tu.
Amami comunque…

Elena Nen – autore

Il richiamo del cuore ❤

Voci che bisbigliano nella penombra di un vicolo.
Due, innamorati, si baciano sotto il lampione,
Un gatto, che attraversa la strada per poi girare l’angolo
E tu che aspetti, nell’anfiteatro, per recitare il tuo copione.

Una serata come tante se non fosse per la neve che scende.
Io dall’alto, dietro una finestra, guardo con la mente assente,
Qualcosa d’inaspettato il cuore, fragile e solo, nella notte attende
Una carezza o una parola “dolce” per riempire con amore il presente.

Il suono delle campane fa capire che è mezzanotte.
Tu ti prepari per un’ultima battuta teatrale sulla scena,
Tiro fuori dal forno le favolose mele al miele perfettamente cotte
E il piccolo carillon emette una piacevole e rilassante cantilena .

Così, la solitudine dei due cuori percorrono la strada in un vortice di fumo.
Viaggiano come fantasmi, attraversando i muri dei palazzi e vie desolate,
Sussurrano richiami di amore e tempestano, con eco insieme al vento
Portando ad un amabile incontro le nostre anime abbandonate.

Elena Nen – autore